I giovani adulti e la Suprema Corte

A cura dell'Avvocato Paola Furini


9 luglio 2019

L’arte e la letteratura da sempre ci descrivono i giovani adulti come individui che, pur essendo incompleti, non sanno di esserlo.

In tempi recenti Bernard Cornwell nel romanzo “Il cavaliere e il suo Re”, propone l’argomento tramite il protagonista che riflettendo dice

di questi tempi, quando osservo i ventenni mi viene da pensare che siano drammaticamente giovani; però io, alla loro età, mi consideravo un adulto a tutti gli effetti”.

A partire dal nuovo millennio, gli studi scientifici o, meglio, le neuroscienze hanno evidenziato che i comportamenti misurati non sono compatibili né con l’adolescenza né con l’emergente età adulta e ciò a causa dell’immaturità psichica e del non completo sviluppo umano e intellettuale.

È noto agli operatori del diritto che negli ultimi anni le scoperte delle neuroscienze sono state utilizzate dalla giurisprudenza la quale talvolta, nelle motivazioni dei propri provvedimenti, ha fatto riferimento proprio alle scoperte di questa affascinante branca della scienza.

Recentemente è accaduto che, dopo aver acquisito le nozioni sopra richiamate, i giudici della Suprema Corte hanno ritenuto di dover modificare il pacifico orientamento in base al quale un ragazzo di diciotto anni compiuti, in quanto maggiorenne, poteva a tutti gli effetti essere assoggettato alle medesime sanzioni di un adulto.

La sentenza che fa da spartiacque è la n. 11607/2018 della Corte di Cassazione, sezione prima.


I magistrati hanno evidenziato che non è sufficiente essere maggiorenni per aver raggiunto una piena maturità. E, facendo propri i risultati delle ricerche delle neuroscienze, hanno affermato che “la giovanissima età non rappresenta un dato formale né tantomeno neutro” e che “le facoltà cognitive non si perfezionano al compimento della maggior età ma sono ancora in fase di sviluppo e maturazione insieme alle competenze sociali e affettive”.

Per dirla in parole semplici, la Corte di Cassazione ha sancito che non è corretto applicare a un giovane adulto, solo perché maggiorenne, la stessa pena di un adulto poiché chi ha da poco compiuto diciotto anni non ha ancora raggiunto, come hanno dimostrato le neuroscienze, la coscienza e la consapevolezza di un uomo maturo.

Non resta che vedere quando, dopo aver convinto i giudici, le neuroscienze convinceranno anche il legislatore.


Pubblicato su "OraLegaleNews"


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